Le nozze di Cana (Rupnik)

Il segno di Cana

Gv 2,1-11
Dal capitolo primo di Gv.: 1,29 Il giorno dopo…; 1,35 Il giorno dopo…; 1,43 Il giorno dopo…

1. il testo
Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”.
E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. 5Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”.
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

2. Una traduzione “strana”
E al giorno, il terzo, nozze avvennero in Cana di Galilea
E c’era la madre di Gesù , lì
Fu chiamato però, anche Gesù e i discepoli di lui nelle nozze
Venendo meno il vino, dice la Madre di Gesù a lui:
Vino non hanno
Dice a lei Gesù: Che cosa a me e a te o donna?
Non è ancora venuta la mia ora.
Dice la madre di lui ai diaconi: Ciò che vi dirà, fatelo.
Erano anche lì, sei idrie di pietra giacenti
per la purificazione dei Giudei
contenenti…
Questo fece come principio dei segni Gesù in Cana…
E manifestò la sua gloria
E credettero in lui i suoi discepoli

3. Il mosaico
Padre Marko Rupnik ci presenta questo testo in un bellissimo mosaico; raccogliamo a mo’ d’intervista alcune riflessioni dell’autore.
Padre Marko, hai posto in primo piano le giare per giunta se ne contano sette, mentre il vangelo parla di sei. Cosa vuoi dirci?
Nelle giare i Padri della Chiesa vedono simboleggiata la legge di Mosè, segno dell’alleanza tra Dio e l’uomo.
Il numero 6 è il numero dell’insufficienza, mentre il numero 7 (le sei giare vuote più quella che è servita per il travaso dell’acqua, com’è nel mosaico) è il numero della pienezza. Così voglio alludere al superamento della legge, al suo compimento nell’alleanza nuova.
Le giare si usavano per attingere dal pozzo: si tratterà quindi di attingere dalla fonte che veramente dà la vita, dalla nuova Alleanza, visto che la legge si è prosciugata nella sterilità.

La mancanza del vino allude forse a mancanza di gioia e di amore?
«Il vino è come la vita per gli uomini… Questo fu creato per la gioia degli uomini.
In questo senso le parole di Maria («Non hanno vino») stanno a dirci che la religione da alleanza si è fatta legge, e produce mancanza di gioia .

E per questo, anche gli sposi sono tristi?
Gli sposi sono presentati come tristi, pensierosi, perché espressione di un’alleanza fallita in una religione esteriorizzata e rinchiusa tra i doveri, i precetti e i compiti. Lo sforzo umano è da solo insufficiente.
L’ora di Cristo – manifestazione della gloria di Dio – è l’ora in cui Cristo rivela ciò che è la verità tra l’uomo e Dio, tra il Figlio e il Padre, cioè l’amore incrollabile.

Parlaci del servo e di Maria e di quel rotolo che sta alle loro spalle
Maria e il servo sono sullo sfondo del rotolo del Verbo, del Logos aperto.
Maria ha ascoltato la Parola, l’ha accolta ed essendo piena di grazia ha avuto quell’amore necessario perché la Parola potesse prendere dimora. Il Signore si è sentito dentro di lei come a casa propria.
Il servo obbedisce, ma di fatto solo nella Vergine la sua obbedienza acquista la vita.
La giara che lui tiene in mano coincide con il ventre della Madre di Dio.
Le giare erano lì per la purificazione esteriore dei Giudei, ma la vera purificazione è dono di Dio, parte dal cuore e purifica l’uomo in tutte le sue azioni e in tutto il suo essere.
Impressionante quel fiume rosso che sta alle spalle di Gesù! Ha lo stesso colore del vino nuovo!

Il rosso del vino nelle giare è vivo come sangue e discende dalla croce di Gesù, ampliamento del suo costato. C’è un passaggio, dall’acqua al vino e dal vino al sangue. Dalla creazione alla redenzione, dalla creazione al sacramento dell’amore umano (la coppia di sposi).

E poi, Cristo non è seduto alla tavola, ma sta sulla croce,…
Sì; ed è vestito in bianco per indicare il sacrificio spirituale
Al collo porta una stola d’oro a indicare il suo sacerdozio;
ha gli occhi fissi sull’altare, dove si incontra con lo sguardo di Maria.
Cristo è crocifisso, a manifestare l’amore di Dio totale e assoluto, perciò l’albero dell’Eden diventa l’albero della vita vera da cui si può attingere come dalla fonte.

Padre Marko, ripensando a quanto ci hai detto, mi sembri quasi che tu confonda l’incontro di Cana con la scena di Maria sotto la croce?
Sì, infatti non è un caso che Maria venga chiamata in entrambi i casi “Donna”, come spesso veniva chiamata Sion, ricordando come Dio è lo sposo del suo popolo.
Ora si vede che Cristo è il vero sposo e la sua sposa è rappresentata da Maria;
La nuova generazione di questo nuovo Sposo siamo noi che celebriamo sull’altare la nostra salvezza, il nostro Salvatore, il nostro Signore.
Così si trova dietro l’altare da un lato l’antica alleanza, sterile, superata e compiuta in un modo totalmente nuovo, unico ed eccezionale in Gesù Cristo e dall’altra parte della tavola noi, umanità della nuova alleanza.

Hai curato gli spazi tra le figure con stessa cura e forza creativa delle figure!
Le figure sono come le parole, come i discorsi.
Il compito degli spazi è allora quello di creare lo spazio necessario nel cuore affinché siamo in grado di accogliere quelle parole.
Lo sguardo scivola sui colori, sui movimenti, sulle pietre, e nell’anima nasce un’eco di bellezza.

4. Padre Turoldo, a commento di questo brano ci ha lasciato una poesia-preghiera

Or ci fiorisca dal cuore un canto
come un dono da offrirti, o madre:
tu hai persuaso tuo figlio a compiere
il primo segno alle nozze di Cana

Dicesti attenta: «Non hanno più vino».
Da allora l’occhio tuo vede per primo
sparir la gioia dai nostri conviti,
ma ora tu sai e puoi comandare.

Sì, non abbiamo più vino, o madre!
Gioia non hanno i nostri amori,
è senza grazia la nostra fortuna,
pure le feste non hanno più fede.

Per la sua fede nell’ora di Cristo
noi a te, Padre, rendiamo la gloria:
tu d’altro vino del Figlio ci sazi,
vino ch’è Spirito, nostra ebbrezza. (Turoldo)