invito dal Consiglio Pastorale Parrocchiale
Nel servizio che come Consiglio pastorale intendiamo offrire alla parrocchia
ci siamo soffermati in due sedute a trattare il tema della carità.
Nella prima seduta ci siamo incontrati col gruppo Caritas. Dall’incontro è emerso come la «proposta Caritas» non copre la «carità» di tutta una parrocchia, anzi la «carità spicciola» dei molti arricchisce la Caritas nell’impegno, nella generosità e nella fantasia con cui già lavora e per cui la ringraziamo.
Ci siamo domandati in un secondo incontro: “Come stimolare la comunità in questa crescita?”
Il primo pensiero è stato quello che alla carità ci si educa vicendevolmente.
Il termine “educare” fa pensare a sentieri e cammini per le varie realtà della comunità.
Ci siamo concentrati sull’idea di fornire qualche stimolo per gruppi di età.
E’ possibile educare e far vivere la carità a bambini piccolissimi (0-6 anni)? Sì, infatti
è un’età dove si impara ad amare e a condividere;
c’è già modo di insegnare loro le parole magiche: “scusa, per favore, grazie”.
Tutto questo avviene anzitutto in famiglia:
lì trovano i primi esempi e stimoli alla gratuità;
lì imparano semplici gesti: oggetti, sorrisi e delicatezze con amici e genitori.
lì, aiutati dai genitori, possono intessere dialoghi e amicizie ad ampio respiro e addirittura (con qualche lettera, magari), scoprire amici di terre lontane (vedi terre di missione);
lì si impara a donare, con qualche rinuncia (esempio cena povera, iniziative quaresimali ecc.) che la famiglia propone;
lì si impara gratuità, sobrietà; lì si impara a scambiarsi doni e pensieri.
Questa età poi, è un tempo prezioso per imparare la cura e il rispetto del creato.
Tutto ciò vale anche per i nostri ragazzi (elementari e medie), ovviamente con gesti più robusti e chiedendo loro qualche servizio in comunità o tra gli amici. Come esempio: la cura, il rispetto, il prestarsi alla pulizia dei degli ambienti che si frequentano (oratorio, polisportive, scuole):
E’ questo il tempo di riconoscere in qualcuno di loro capacità già “straordinarie” di donazione. Con una battuta potremmo dire: tra tutti i nostri “ragazzi-genio” potremmo incontrare anche qualche «genio della carità» .
Come aiutare adolescenti e giovani?
Sappiamo come tra gli adolescenti le nostre parole stanno quasi “a zero”; ma quanta potenza mantiene l’esemplarità (a tratti carsica”)!.
È importante che frequentino contesti che li aiutano nella generosità (pensiamo spontaneamente all’oratorio, ma laddove questo ambiente diventasse loro “meno simpatico” non trascuriamo altri stimoli.
Si possono proporre loro iniziative di carità vissute in gruppo.
Si potrebbero educare all’uso di soldi e tempo, insegnando a vivere «tempi qualificati”, a non perdere tempo, a gestire le loro “sostanze” (!?) con sobrietà e non senza qualche rinuncia.
Per i giovani poi tutto questo si fa
– capacità di intraprendere servizi qualificati di attenzione agli altri;
– capacità di avere occhi aperti su quelli che non “girano tra le nostre mura”;
– generosità che consolida progressivamente vocazioni capaci di scelte per tutta la vita.
Qualche consiglio anche per adulti e oltre
Ci pare di capire che anch’essi abbiamo bisogno di imparare a gestire tempo e riposo che diano ordine e serenità alla vita e consentano di “vedere” gli altri.
Sarebbe bello coltivare atteggiamenti di “ascolto” e “accoglienza».
Uno stile di sobrietà offrirebbe gioia alla nostra giornata.
Non dimentichiamo che l’età adulta, seppure piena di impegni, è il tempo di una partecipazione generosa alla vita di comunità civile, lavorativa, religiosa con assunzione di responsabilità.
E per quanti si avviano a vivere una vecchiaia ancora in salute, e che di pensieri e buone abitudini ne hanno già accumulati molti, proponiamo qualche «parola» che continui a stimolarli e a rendere bella la loro vita.
Empatia; vicinanza; tempo calmo e di grande qualità;
dedizione; accoglienza; magia dei piccoli gesti; entusiasmo; punti di ascolto.
E, peraltro, molte di queste cose, unite a tanta preghiera, si possono fare anche nella sofferenza e nella malattia.
Per concludere:
Sentiamo che a tutto ciò aiuterebbe l’impegno
a “costruire comunità”;
a condividere le iniziative che già esistono;
a non temere di portare avanti proposte e servizi che pochi vedono, ma che sono preziosi.
E infine un po’ sobrietà e qualche forma di rinuncia ci pare sia sempre necessaria nel nostro essere esempi per i più piccoli.
Certo non tutto si può fare subito, ma qualcosa potrebbe già abbellire la nostra Quaresima e con questo spirito ve le proponiamo.
Consiglio pastorale parrocchiale